Analisi SEO sito web: perché è importante?
L’analisi SEO di un sito web (leggi i consigli di Gianpaolo Antonante) serve a fare il punto sulla visibilità e sul posizionamento in rete dei contenuti delle proprie pagine. Pur ricordando che bisogna scrivere sempre, prima di tutto, per i lettori e non per i motori di ricerca, non si può ignorare che il web abbia delle regole di scrittura e d’impostazione da rispettare.
Per effettuarla sono a disposizione molti strumenti gratuiti di semplice utilizzo. Si può agire su tre livelli:
- on-site;
- off-site;
- on-page.
Analisi SEO sito web: SEO on-site
Va fatta una precisazione preliminare: attivare un protocollo https garantisce un’ottima protezione (altrimenti il sito viene riconosciuto come “non sicuro”) e dà la precedenza nei motori ricerca, rispetto a spazi web omonimi che ne sono sprovvisti. Il primo passo per l’analisi SEO di un sito web consiste nella diagnosi, sia dal punto di vista strutturale sia in relazione ai motori di ricerca.
In base ai risultati ottenuti, si apportano i miglioramenti necessari. Una delle prime domande da porsi è: qual è il tempo che occorre al sito per scaricare i contenuti? Per trovare una risposta, esistono più strumenti. Uno di questi è “Pingdom”, perfetto per un’analisi veloce o sulla singola pagina, ma se ne possono usare altri.
Basta inserire l’URL del sito, avviare il test e, in pochissimi istanti, rileverà quanto pesa il contenuto e il tempo impiegato. A questo punto, fare le dovute ottimizzazioni è parte integrante della SEO on-site: occorre un plug-in installato sul proprio sito per gestire la cache (tipo “SiteGround” o “W3 Total Cache”). È utile avere anche una CDN (Content Delivery Network) gratuita, per servire le pagine dal punto più vicino all’utente in entrata: in sostanza, questa fa una copia del sito web e la distribuisce per i vari server disponibili.
A tale scopo si può usare “CloudFlare”. Modificati i parametri, si fa nuovamente il test: se la situazione risulta migliorata, la modifica è riuscita. Analisi SEO sito web: la SEO off-site Sempre al fine di rendere i contenuti più posizionabili ed indicizzati, si ricorre a tecniche SEO off-site. È indispensabile, infatti, osservare il proprio spazio web in relazione alle visite di altri siti, di cui va verificata l’autorevolezza. Uno degli strumenti più utilizzati in questa parte dell’analisi SEO di un sito web è “SEOZoom”: inserendo l’URL, si avvia un’ispezione dettagliata che genererà dei valori numerici e un grafico.
A questo punto entra in gioco il file disavow, editabile con “Google Search Console”: individua tutti i backlink che bloccano la visibilità del sito, tra quelli di bassissima qualità. Per contrastarne l’effetto negativo, basta eliminare le URL dalla lista degli indirizzi che danneggiano l’autorevolezza del proprio spazio ed inserirli uno ad uno in un file di testo. Google rielaborerà il tutto nel giro di qualche giorno. È preferibile applicare tale procedura con cadenza trimestrale.
Analisi SEO sito web: la SEO on-page
La SEO on-page si può considerare come parte integrante della SEO-on site, in quanto mira all’esame dei contenuti delle singole pagine. Tuttavia l’importanza di questo argomento merita una trattazione a sé. Per evitare duplicazioni di contenuti e, di conseguenza, penalizzazioni nei motori di ricerca, è opportuno indicizzare le categorie e rendere i tag “no index”.
La ricerca delle parole chiave rappresenta un punto cruciale per tutta l’analisi SEO di un sito web. Quella principale, scelta in base all’argomento, deve apparire nell’URL, nel titolo di primo livello (h1, al massimo uno per pagina), nella “meta descrizione” e nella parte iniziale del primo paragrafo. È preferibile inserire la keyword primaria con “tag strong” per due volte entro il primo centinaio di parole e, in seguito, una volta ogni 100 (all’incirca).
Quanto alle secondarie, è consigliabile integrarle ai sottotitoli, per approfondire i punti salienti dell’argomento. Riguardo le correlate, esistono vari strumenti per trovare quelle di valore più alto da introdurre nel proprio testo (“Ubersuggest”, “Keyword Tool”, “SEMrush”, etc…). Due parole meritano i link: quelli interni contribuiscono ad una classificazione dei contenuti più importanti, mentre quelli esterni è bene impostarli in modalità “no follow” e in “blank” (con apertura in un’altra scheda), per non perdere traffico.
Anche qui, “Google Search Console” si rivela uno strumento validissimo, in particolare per rilevare titoli e descrizioni ripetute, o interventi di antispam manuale, che possono penalizzare il sito. Il sistema, inoltre, diagnostica eventuali errori di scansione (tipo il 404, caratteristico dei restyling), su cui bisogna intervenire tempestivamente se superano il 5% della totalità delle pagine. Anche “Xenu” offre un servizio analogo su titoli, descrizioni e link rotti, così come “Web Gnomes”, che permette di memorizzare i report in formato pdf e di assegnare un punteggio di qualità sui contenuti, base di partenza per organizzare i propri interventi di analisi SEO del sito web. Quando è possibile, infine, è opportuno evitare locuzioni in altre lingue, in modo che il contenuto sia più facilmente reperibile da chi cerca contenuti in italiano. “Loco Translate” è lo strumento di WordPress perfetto per raggiungere quest’obiettivo.
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