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La Biennale di Venezia: il Fronte e il Common Ground

A cura di Chiara Tenca di PadiglioneB

La storia di questa Biennale comincia ed è riassunta nella sua locandina: il gesto che mima, lo sguardo dall’alto, sarà l’atteggiamento che seguiremo nell’approccio a questa visita; lo stesso curatore utilizza questa immagine per raccontarci una storia, che scopriremo per piccoli capitoli nell’avanzare della nostra visita.

Locandina Biennale Architettura Venezia 2016

La copertina della Locandina riassume lo sguardo della Biennale di Alejandro Aravena

È chiaro fin da subito che questa esposizione si stacca fortemente da quelle precedenti e specialmente dalle ultime due; quest’anno la Biennale non è più un “contenitore” di idee ma un osservatorio vero e proprio; l’obiettivo non è quello della rassegna dei migliori risultati architettonici, ma la messa in luce dei problemi più urgenti ai quali l’architettura contemporanea è chiamata a rispondere e quindi una mostra delle possibili soluzioni su tutto il territorio del pianeta.

In questa urgenza di temi condivisi stiamo assistendo forse ad un passaggio storico che si riflette negli allestimenti , progettati e messi in opera con materiali di riciclo; niente scenografie costose, ma la ricerca del common ground, quel territorio comune che per il curatore Aravena è il fronte; e cioè l’architettura volta alle epocali emergenze sociali e politiche della contemporaneità.

Perché il fronte è diverso per ogni paese e per ogni architetto, ma è comune a tutti.

E questo senso di comunità lo si respira per tutto il percorso, dall’Arsenale ai Giardini; ed altrettanto presente si avverte lo spirito di urgenza, ma anche di speranza; sembra essere il momento giusto, questo, per rischiare con proposte coraggiose, per coinvolgere un pubblico plurale che si sente pronto ad accogliere le nuove sfide.

Questo è l’anno di un’avanguardia condotta con gli strumenti del riuso e del riciclo, con i materiali di scarto, con l’obiettivo della riqualificazione fisica e sociale, del linguaggio comune e condiviso, ovvero “sharing the process”.

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Ingresso dell’Arsenale. Foto: Stefano Pesavento

Biennale Architettura Venezia 2016

Opera di Transsolar con Anja Thierfelder – è stata trra le più fotografate di questa Biennale. Foto: Stefano Pesavento

L’architettura di Aravena è architettura di “militanza” contro l’architettura di formalismo, è un incoraggiamento all’uomo a riprendere il mano il proprio destino, è un’architettura di concretezza.

Ed è proprio su questi temi, diciassette “macigni” del nostro presente, le vere “battaglie da combattere” che i protagonisti sono stati chiamati a proporre soluzioni e risposte: QUALITÀ DELLA VITA, INEGUAGLIANZE, SEGREGAZIONE, INSICUREZZA, PERIFERIE, MIGRAZIONE, INFORMALITÀ, IGIENE, RIFIUTI, INQUINAMENTO, CATASTROFI NATURALI, SOSTENIBILITÀ, TRAFFICO, COMUNITÀ, ABITAZIONE, MEDIOCRITÀ, BANALITÀ; e gli esiti sono notevolmente interessanti, lontani dal radicalchiccismo di cui talvolta sono stati accusati (accusa frequente ogni qualvolta si toccano temi sociali).

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Ad ogni mq. Il proprio valore economico, tra i temi di riflessione di questa Biennale. Foto: Stefano Pesavento

E’ di certo un’esperienza che non lascia indifferenti; non sarà difficile essere coinvolti profondamente; la partecipazione di tutti ha fornito esiti eccellenti, ma noi non possiamo non segnalare il Padiglione Italia, curato da TamAssociati, non nuovi ad un impegno civile, che con “Taking care-progettare per il bene comune”, presentano l’operato di 20 studi che si sono contraddistinti per la sensibilità verso il sociale.

L’allestimento è low cost e sarà completamente reversibile una volta terminata la manifestazione.

Da non perdere il Padiglione della Spagna (vincitrice del Leone d’oro), che presenta “unfinished” – forse l’allestimento più emozionante, secondo noi -: strutture in legno e metallo per mettere a confronto gli effetti devastanti degli anni di crisi con una nuova propensione alla rinascita.

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Padiglione della Spagna, vincitore del Leone d’Oro. Foto: Stefano Pesavento

E poi il Leone d’argento a Kunlé Adeyemi (all’Arsenale il suo progetto di architettura come strumento di istruzione) e le menzioni al Perù, con i progetti per la foresta amazzonica e al Giappone per il tema della densità e della coesione.

Per migliorare – noi e il mondo che ci circonda -, per riqualificare, per ricominciare: il momento è adesso.

Carry on!

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