L’efficienza energetica è un tema chiave degli ultimi anni. I dati parlano chiaro: il pianeta sta soffrendo a causa delle nostre emissioni e bisogna intervenire in maniera drastica nella riduzione dei consumi. Una politica sulla quale le case produttrici di elettrodomestici hanno lavorato molto, creando apparecchi che riducono la produzione di energia fino al 40%.
Accanto alla sensibilità di grandi aziende c’è anche un crescente interesse da parte dei consumatori alla sostenibilità, dettato anche dalle campagne educative di brand e personaggi influenti, come Greta Thunberg. La comunicazione del risparmio energetico passa anche dalle etichette, che contengono le indicazioni tecniche sui consumi e le caratteristiche del prodotto. Secondo una ricerca di GFK, quasi l’80% degli italiani riconosce la validità dell’etichetta energetica e il 66% la ritiene fondamentale l’acquisto di un elettrodomestico.
Siamo abituati alla classificazione che combina le lettere, dalla A alla G, e i colori, con il verde ad indicare i prodotti con il massimo risparmio energetico e in rosso quelli con il minore risparmio energetico, al fine di dare già alla prima occhiata un’idea dell’efficienza del dispositivo. Dal 1° marzo entrerà in vigore la nuova etichetta energetica che ha l’obiettivo di riorganizzare la classificazione dell’efficienza degli elettrodomestici.
Nuova etichetta: come leggerla
Nella nuova etichetta rimangono le lettere dalla A alla G e i colori verde, arancio e rosso per indicare il grado di efficienza. Cambiano però i parametri per inserire un elettrodomestico in una data lettera. Con l’avanzamento tecnologico infatti, molti dispositivi non potevano più stare nella A e quindi si è ricorsi alla A+, poi alla A ++ e infine alla A+++. Questo creava degli equivoci tra i consumatori e non si aveva mai la percezione reale della differenza. Con la nuova etichetta l’attuale A+++ corrisponderà alla C e ci saranno pochissimi elettrodomestici che saranno inseriti nella B. Ciò serve anche da stimolo alle case produttrici per migliorarsi nella realizzazione di strumenti sempre più efficienti e avrà l’obiettivo di fare chiarezza per i consumatori.
Al momento la nuova etichetta vale per lavastoviglie, lavatrici, frigoriferi, tv e display; da settembre sarà inserita anche nelle lampadine e entro il 2023 si estenderà anche ad altre categorie. L’inserimento nella classificazione sarà legata a parametri precisi, anche relativi alla durata. Quest’ultimo aspetto è importante per combattere la cosiddetta obsolescenza programmata, la strategia aziendale che mira a rendere obsoleto lo strumento per spingere il consumatore ad un nuovo acquisto. La sostituzione di un elettrodomestico che ancora potrebbe essere utilizzato crea un danno ambientale impressionante e su questa pratica incidono anche i costi di assistenza e riparazioni di elettrodomestici fuori garanzia, che in molti casi risultano onerosi e che quindi scoraggiano la riparazione.
Diritto alla riparazione
Per combattere l’inquinamento elettronico, inoltre, l’Europa sta varando una legge che garantisce ai consumatori il diritto alla riparazione, imponendo quindi alle case produttrici di assicurare ai propri clienti pezzi di ricambio e assistenza prolungata, soprattutto per quegli elettrodomestici costosi che rappresentano un vero e proprio investimento e che quindi non possono assolutamente essere gettati via al primo malfunzionamento. Il diritto alla riparazione rappresenterebbe un passo avanti importantissimo nella tutela ambientale e nella riduzione degli sprechi.