L’acqua in bottiglia è davvero pura come sembra? La verità è scritta sull’etichetta, ma pochi sanno interpretarla
In un’epoca in cui l’attenzione alla salute è sempre più centrale, siamo diventati esperti di etichette alimentari: calorie, zuccheri, grassi saturi. Ma quando si tratta dell’acqua, uno degli elementi più essenziali per la nostra vita, spesso ci fermiamo al marchio o al prezzo, trascurando dati fondamentali come conducibilità elettrica, residuo fisso e persino la data di scadenza.
«L’acqua che beviamo ogni giorno entra nel nostro organismo, idrata le cellule, influenza la nostra energia, la nostra pelle, persino la nostra voce. Eppure, molti non sanno che anche l’acqua può diventare un veicolo di sostanze indesiderate se non viene conservata correttamente o se è eccessivamente mineralizzata», spiega l’esperto di purificazione e benessere dell’acqua Lorenzo Malara, CEO di Virtus Italia.
«Come consumatori, dobbiamo iniziare a leggere l’etichetta dell’acqua con la stessa attenzione che dedichiamo agli alimenti. Perché l’acqua non è tutta uguale e può fare davvero la differenza sulla nostra salute, nel bene o nel male».
Conducibilità elettrica: il primo segnale della purezza
Spesso ignorato, il valore della conducibilità elettrica è in realtà un indicatore prezioso: misura la capacità dell’acqua di condurre corrente elettrica, che dipende dalla presenza di ioni, sali minerali e impurità. Più il valore è alto, più l’acqua è carica di sostanze disciolte. Non tutte queste sostanze sono nocive, ma un valore troppo elevato può indicare un’acqua poco adatta a un consumo quotidiano equilibrato, soprattutto per bambini e persone con particolari esigenze.
Residuo fisso: il vero termometro della leggerezza
Altro parametro fondamentale è il residuo fisso, indicato in mg/l, che rappresenta la quantità di sali minerali che resta, dopo l’evaporazione dell’acqua a 180°C. Più è basso, più l’acqua è “leggera” e adatta all’uso quotidiano. Secondo Lorenzo Malara bisogna scegliere acque con un residuo fisso inferiore agli 80 mg/l, ideali per chi cerca un’azione depurativa o ha necessità di ridurre il carico renale. Un’acqua con residuo fisso superiore ai 500 mg/l può risultare eccessivamente mineralizzata per un uso prolungato. Eppure, questo valore non è sempre messo in evidenza e molti consumatori lo ignorano del tutto.
Data di scadenza: non è l’acqua a scadere, ma la plastica
E poi c’è un altro dettaglio che merita attenzione: la data di scadenza. Un paradosso, verrebbe da dire, perché l’acqua in sé non scade. Quello che si deteriora, nel tempo, è l’involucro, ovvero la plastica della bottiglia. Con il passare dei mesi – soprattutto se l’acqua è esposta al sole o al calore – la plastica può rilasciare microplastiche e sostanze potenzialmente tossiche nell’acqua.
«Più la data di scadenza è vicina, più a lungo quella bottiglia è rimasta ferma su uno scaffale o in un magazzino, aumentando la probabilità di contaminazione. In altre parole: se trovi una bottiglia con la scadenza tra pochi mesi, è meglio lasciarla dov’è» continua Lorenzo Malara.
Acqua “vecchia” = acqua morta?
C’è chi la chiama acqua morta, quella imbottigliata da mesi o anni, priva della sua originaria vitalità e qualità. Lontana dalla fonte, passata attraverso lunghi trasporti e conservazioni non sempre ottimali. Un’acqua imbottigliata nel 2023 e ancora in commercio nel 2025 può aver subito trasformazioni invisibili ma significative, soprattutto se contenuta in PET, una plastica sensibile alla luce e al calore.
Educazione all’etichetta: una questione di salute e consapevolezza
«Saper leggere l’etichetta dell’acqua è un gesto di consapevolezza che può fare la differenza – spiega Malara– Non basta scegliere un marchio noto o un packaging accattivante: occorre guardare i numeri, interpretare i dati e ricordarsi che l’acqua, per essere davvero sana, deve essere anche fresca, leggera e conservata correttamente».
La soluzione? Acqua fresca e sicura ogni giorno, direttamente a casa propria
Oggi, grazie ai sistemi di filtrazione domestici, è possibile rimuovere definitivamente impurità e contaminanti come cloro, metalli pesanti, pesticidi, batteri e virus presenti nell’acqua del rubinetto. Questo assicura un’acqua più pulita e sicura per il consumo quotidiano. Consumare acqua depurata riduce l’esposizione a sostanze nocive, contribuendo a prevenire problemi di salute come malattie gastrointestinali e irritazioni della pelle. Inoltre, un’acqua priva di contaminanti favorisce una migliore idratazione e benessere generale. A ciò si aggiunge un duplice vantaggio: da un lato si ha un significativo risparmio economico, perché non sarà più necessario acquistare acqua in bottiglia, dall’altro si riduce drasticamente la produzione di rifiuti plastici, veri nemici dell’ambiente.