Come mai si è attratti da una determinata vetrina? Perché si sceglie di entrare in un negozio specifico? Oltre alle preferenze per eventuali marche di abbigliamento o stile, ciò che attrae è, appunto, la vetrina in sé.
I colori, le luci, gli abbinamenti: tutto questo ci affascina e ci spinge a curiosare di più. Questo è l’effetto del neuromarketing e del visual merchandising: l’incontro tra le neuroscienze e il marketing.
Il visual merchandising, in quanto strumento di marketing, può essere esaminato alla luce delle scoperte sul funzionamento del cervello, fornendo spunti per rivedere alcuni criteri espositivi.
Proseguendo la lettura dell’articolo approfondiremo cos’è il neuromarketing, che ruolo giocano le emozioni e daremo dei consigli pratici per l’arredamento negozio di abbigliamento, in modo da renderlo attrattivo per il cliente, originale e a prova di post social.
Neuromarketing: cos’è e quanto è importante nell’allestimento
Il neuromarketing applica le conoscenze neuroscientifiche al marketing per analizzare i processi inconsci che influenzano le decisioni di acquisto e l’interesse emotivo verso un brand.
Negli ultimi anni è diventato sempre più prominente, con i suoi principi applicati allo studio del packaging, all’elaborazione di claim efficaci, alla strutturazione degli e-commerce, alla creazione di pubblicità efficaci e all’organizzazione del percorso all’interno dei negozi. E sì, possono essere impiegati anche per potenziare l’impatto di una vetrina.
In questo contesto si inserisce il visual merchandising, una pratica di marketing che si concentra sulla presentazione visiva di prodotti e servizi, al fine di attirare l’attenzione dei clienti e incoraggiarli all’acquisto.
Coinvolge una serie di attività, come la disposizione dei prodotti sugli scaffali, l’illuminazione, la scelta dei colori e la creazione di vetrine e spazi espositivi. L’obiettivo è creare una combinazione di elementi visivi che stimolino la curiosità e l’interesse dei clienti verso i prodotti esposti.
L’intento del visual merchandising è ottimizzare l’esperienza d’acquisto dei clienti, eliminando gli ostacoli che potrebbero ridurre le probabilità di vendita. Vediamo, quindi, come i principi del neuromarketing possono essere applicati per allestire una vetrina in modo efficace.
Le emozioni in vetrina
Le emozioni sono al centro poiché sono queste che determinano le nostre scelte come esseri umani, prima ancora di essere considerati clienti.
Non abbiamo a che fare con consumatori, ma con esseri umani dotati di sensi, emozioni e comportamenti. Ecco due esempi pratici che possono essere capitati a tutti:
- all’interno di un centro commerciale sconosciuto, i sensi vengono messi in allerta e si può avvertire una sensazione di disorientamento e smarrimento;
- in un piccolo negozio con una grande densità di prodotti esposti, si può percepire un senso di oppressione e il desiderio di lasciare il negozio il prima possibile.
Il nostro cervello elabora con sorprendente velocità una vasta gamma di informazioni.
La maggior parte delle decisioni, circa il 90-95%, avviene a livello inconscio, inclusa la scelta di entrare o meno in un negozio di fronte a una vetrina, oppure uscirne. Pertanto, la comprensione di questo processo e la ricerca, a partire dal neuromarketing, risultano fondamentali.
Neuromarketing in vetrina
Ecco come applicare il neuromarketing in vetrina, seguendo questi semplici consigli.
La semplicità è essenziale poiché una vetrina troppo carica di elementi non attrae né vende, in quanto impegna eccessivamente le facoltà cognitive.
Il colore e la forma attirano istintivamente. Le vetrine che giocano con i contrasti di colore risultano più impattanti e favoriscono la leggibilità del prodotto.
Il movimento cattura l’attenzione, richiamando istinti di sopravvivenza: si tratta di un fenomeno che si verifica quando qualcosa si sposta nel campo visivo periferico.
Si chiama “cattura dell’attenzione” e spiega perché elementi scenografici che si muovono, come persone in vetrina o vetrine digitali, possono essere efficaci in tal senso.
In mancanza di spazio o risorse, è possibile creare l’illusione del movimento attraverso tecniche come pose e disposizioni dei manichini o giochi di forme e colori.
Il fattore umano, come il viso e la figura antropomorfa, ha un potere notevole nell’attrarre l’attenzione. La disposizione dei manichini e la direzione dello sguardo possono influenzare l’attenzione dei clienti.
La ripetizione e la familiarità aumentano il desiderio per un prodotto. Esso deve essere visualizzato più volte in varie forme, dalla vetrina alla comunicazione media, per diventare oggetto del desiderio.
Marchi come Diesel o Nike praticano con coerenza la ripetizione di slogan o immagini attraverso vari canali di comunicazione.
Lascia un commento