“Una bellezza elegante e profonda che va oltre le parole”
In un mondo che ci bombarda di immagini, stimoli e oggetti, l’arredamento in stile Yūgen arriva come una brezza leggera a ricordarci il valore del vuoto, del silenzio e del non-detto. Questa parola giapponese, che si potrebbe tradurre con “profondità misteriosa” o “bellezza nascosta”, non descrive semplicemente un’estetica. È un’esperienza. È il brivido che si prova osservando una scena immersa nella nebbia, il fascino di un dettaglio che non si mostra subito, la poesia che nasce dalla semplicità.
Yūgen affonda le sue radici nel Giappone del periodo Heian (794–1185), dove trovò forma nella poesia waka e, più tardi, nel teatro Nō. Il grande drammaturgo Zeami lo descrisse come “una bellezza elegante e profonda che va oltre le parole”. Con il tempo, questo concetto si è intrecciato alla cerimonia del tè e alla filosofia zen, dando origine a un modo di vivere e abitare che predilige l’imperfetto, il fugace, il naturale.
Oggi, il design d’interni sta riscoprendo questa visione sottile e profonda, trasformandola in uno stile d’arredamento che invita alla lentezza, alla contemplazione, all’essenzialità. Yūgen non si impone: si percepisce. E in questo senso, dialoga in modo sorprendente con un’altra tendenza contemporanea molto apprezzata: lo stile Japandi.

Foto: Mister Wils
Yūgen e Japandi: due anime affini
Il Japandi, nato dalla fusione tra minimalismo giapponese e funzionalità scandinava, ha aperto la strada a un’estetica fatta di legni chiari, spazi ariosi e materiali naturali. Ma dove il Japandi è lineare, razionale, spesso “pulito” e definito, lo stile Yūgen aggiunge una dimensione poetica e spirituale. Si potrebbe dire che il Japandi “semplifica”, mentre Yūgen “sottrae per rivelare”.
Entrambi rifiutano l’eccesso e cercano il benessere, ma Yūgen va oltre l’armonia visiva: ambisce a evocare un sentimento interiore. Non si tratta solo di “bello”, ma di “significativo”. Un angolo di casa può diventare un luogo sacro. Una luce filtrata può risvegliare emozioni sopite. In questa affinità, chi ama il Japandi troverà nello Yūgen un’evoluzione più intima e profonda.
Gli elementi che definiscono uno spazio Yūgen
Non è semplice “arredare in stile Yūgen”, perché non si tratta di una tendenza da replicare con oggetti specifici, ma di un atteggiamento mentale. Tuttavia, ci sono alcuni principi estetici e filosofici che aiutano a orientarsi, spesso riassunti nei seguenti concetti chiave:
Hikari – La luce naturale come esperienza mutevole
Nel Yūgen, la luce non è mai un’illuminazione tecnica. È una presenza viva, che cambia nel corso della giornata e disegna sulle superfici il passare del tempo. La luce del mattino che filtra da una finestra di carta di riso, il chiaroscuro serale su un pavimento di legno grezzo: sono questi i momenti che danno atmosfera e profondità. Anche l’ombra diventa parte dell’arredo, come nelle stanze delle antiche case giapponesi, dove il chiaroscuro non è temuto, ma accolto.
Ma – Il vuoto che dà senso allo spazio
Ma è il concetto di spazio negativo. In una casa Yūgen, il “vuoto” non è mancanza, ma respiro. È ciò che permette agli oggetti di emergere, alle persone di muoversi, ai pensieri di fluire. Una parete lasciata nuda, un angolo senza decorazioni, un corridoio che si apre verso l’esterno: tutti elementi che non mostrano, ma suggeriscono. Lo spazio non si riempie: si lascia vivere.
Nagame – La vista, la contemplazione silenziosa
Nagame è lo sguardo posato sul mondo, spesso attraverso un’apertura che inquadra la natura. Non serve avere un giardino zen per evocare questo principio: basta una finestra che incornici un albero, o un punto luce che esalti il gioco delle foglie. L’importante è che ci sia un dialogo con l’esterno, che permetta alla natura di entrare con discrezione e offrire momenti di riflessione.
Shizen – Il legame con la natura
Yūgen non esiste senza natura. I materiali sono sempre grezzi o appena lavorati: legno vissuto, lino stropicciato, pietra ruvida. Si prediligono le tonalità terrose, i colori del muschio, del carbone, della sabbia. Le superfici non devono essere perfette, ma imperfette in modo autentico, capaci di raccontare il tempo che passa e le tracce della vita.
Taru o shiru — Il senso del limite, “sapere quando basta”
Ultimo, ma forse il più importante, è il principio della moderazione consapevole. Taru o shiru non è solo “minimalismo”: è la capacità di riconoscere il punto giusto oltre il quale un’aggiunta non arricchisce, ma toglie significato. In pratica, è ciò che guida ogni scelta stilistica nel Yūgen: pochi oggetti, scelti con cura, sistemati in modo da lasciare emergere il silenzio e il senso.

Foto: Mister Wils
Perché Yūgen è lo stile di cui abbiamo bisogno adesso
Viviamo tempi rumorosi, saturi, ansiosi. In questo contesto, lo stile Yūgen non è solo una tendenza estetica, ma una risposta esistenziale. Arredare secondo i suoi principi significa creare una casa che non solo ci accoglie, ma ci guarisce. Un luogo dove la mente può rallentare, dove ogni dettaglio è un invito a sentire, non solo a guardare.
Nel concreto, questo si traduce in ambienti sobri ma densi di significato, dove la luce è morbida, i materiali autentici, le proporzioni misurate. Una casa Yūgen non si mostra, si scopre. E più la si vive, più si percepisce la sua profondità.
In definitiva, se il Japandi ci ha insegnato a semplificare, Yūgen ci insegna a sentire. E forse oggi, nell’intimità delle nostre case, è proprio questo il passo in più che stavamo cercando.
Foto top articolo: Mister Wils

Yugen Apartment – Foto di Kulenenok Liza via Behance