I membri dello Studio ABCPLUS
Designer

Interviste di design: Studio ABCPLUS di Verona

ABCPLUS è uno studio con sede a Verona, attivo nel campo dell’architettura contemporanea, del disegno urbano e dell’interior design. Con un team giovane e una visione orientata all’innovazione, progetta spazi che uniscono funzionalità, estetica e coinvolgimento sociale.

In questa intervista ci raccontano il loro percorso, la loro filosofia progettuale e le sfide di creare luoghi pensati per il presente e il futuro.

Buona lettura!

Presentatevi in breve ai lettori di House Mag: chi siete, cosa fate…

Siamo uno studio di progettazione che si occupa del disegno di spazi per le persone e le comunità; cerchiamo di dare forma a un’architettura radicata nella realtà ma aperta al cambiamento, per nuovi usi e utenti. Il nostro obiettivo è dare vita a spazi che stimolino l’interazione e la curiosità e che funzionino fin dal primo giorno e per le generazioni a venire. Lavoriamo attualmente con un eterogeneo team di collaboratori, tutti piuttosto giovani (età media 35 anni) con i quali investighiamo la perfetta alchimia tra gli ingredienti convenzionali dell’architettura e gli aspetti maggiormente emozionali ed attrattivi della stessa, con l’obiettivo di risolvere il necessario stato di equilibrio tra essere umano, città e territorio.

Ci raccontate com’è nato Studio ABCPLUS?

Essenzialmente da un’amicizia universitaria. Dopo la collaborazione accademica ognuno ha seguito una propria strada di formazione personale, anche in settori di progettazione diversi, per ritrovarci anni dopo intorno ad un importante progetto di comune interesse: l’ampliamento del centro sportivo della squadra di calcio Chievo-Verona. Questo progetto ha rappresentato l’occasione per creare lo studio.

Tape House Verona – Studio ABCPLUS (Foto di Francesca Iovene)

Come descrivereste l’essenza più autentica del vostro studio?

Partire dal claim Great spaces designed for joyful living, per descrivere un approccio che tende a rendere accoglienti, curiosi e partecipativi tutti gli spazi, indipendentemente dalla funzione.

L’architettura rimane pur sempre un esercizio di forma se non riesce a coinvolgere l’utente.

Scegliamo di spingerci oltre i confini del modo in cui l’architettura può essere modellata. Puntiamo a un design che trasformi, dia potere e coinvolga. Luoghi che affascinano per la loro estetica innovativa e per la loro bellezza intrinseca che resiste alla prova del tempo.

Il vostro studio è a Verona. Pensate che il territorio incida, nel bene o nel male, sul vostro lavoro?

Certamente si. Da un lato, soprattutto guardando alla qualità degli spazi e alla vivibilità di una città che per dimensione gode di un’alta fruibilità di quartiere, Verona rappresenta un buon modello di spazio pubblico e cittadino da esportare.

Di contro, per una città la cui programmazione, come per molte altre nel contesto italiano, fatica attualmente a strutturare una visione di lungo periodo e che, pur nella sua bellezza, rappresenta una città piccola nella dimensione ed introspettiva nel carattere, risulta difficile trovare terreno di sperimentazione che consenta di una visione che nel traghettarla verso il futuro, conceda agli studi locali di dare espressione a nuovi progetti di pianificazione, rigenerazione e vivibilità del contesto cittadino e periferico.

A Lake to Peek, Torri del Benaco – Studio ABCPLUS (Foto di Lorenzo Linthout Capirossi)

Il vostro approccio alla progettazione si basa sulla “sottrazione” per raggiungere una “semplice bellezza”. Potete raccontarci come si traduce concretamente questo principio nei vostri progetti?

Non si tratta solamente di una questione formale. L’architettura, nell’approccio è molto simile alla cucina dove il segreto per un piatto perfetto deriva dal giusto equilibrio tra gli ingredienti; nel nostro lavoro si tratta di mettere insieme le corrette dosi di attrattività, funzionalità, estetica e comfort, tali da smuovere un senso di appartenenze nei futuri utilizzatori. Tutto ciò che appare superfluo, in termini estetici o programmatici, non serve e va dunque sottratto: è un lavoro di scultura dove, per citare Michelangelo, la pietra deve essere asportata dal blocco per raggiungere l’opera d’arte che si trova al suo interno.

Parlate di architettura come parte attiva del tessuto sociale. Come integrate gli aspetti sociali nelle vostre opere?

Il panorama del design e dell’architettura contemporanea, è caratterizzato da un gran numero di studi capaci di offrire, sia attraverso un’internazionalizzazione universitaria ed accademica che ha finalmente concesso un confronto sulla ricerca a scala globale, sia tramite il controllo di nuove tecnologie e di software di progetto, progetti di altissima qualità, il cui potenziale attrattivo è innegabilmente molto forte. Ognuna di queste riesce però a rappresentare un progetto di successo solamente quando le comunità (ma anche i visitatori occasionali ), riescono a sviluppare con la nuova realizzazione un senso di appartenenza, un legame. Quando ciò non avviene il progetto, per quanto bello, non può ritenersi corretto.

L’attenzione dunque va rivolta sempre al contesto urbano, sociale, ma anche paesaggistico, affinché ogni alterazione, sia essa sociale o ambientale, possa essere recepita come un elemento lineare di connessione tra il presente ed il futuro.

Villa privata, Verona – Studio ABCPLUS (Courtesy of Studio ABCPLUS)

C’è un progetto che ritenete particolarmente rappresentativo della vostra filosofia o che vi ha emozionato di più?

Il progetto più emozionante è sempre quello che inizia. Se crediamo che il nostro sia tra i mestieri più belli del mondo è perché ogni progetto porta con sé un nuovo inizio, una nuova ricerca, un nuovo viaggio, nuovi incontri; questa continua crescita, anche personale, è il motore del nostro studio. Il progetto più bello dunque è il prossimo.

Qual è il processo che seguite per tradurre le idee e le richieste dei clienti in progetti concreti e funzionali?

L’ascolto è la chiave di lettura di ogni progetto; anche quando la proposta che decidiamo di elaborare sia in contrasto con quanto il cliente ci descrive o si aspetta di ricevere, è solo attraverso un dialogo capace di accompagnarlo lungo un percorso di comprensione di ciò che riteniamo essere corretto per le sue esigenze, che questi può comprendere l’essenza della nostra proposta e del nostro lavoro di consulenza. Capire le situazioni al contorno è dunque l’unica chiave per guardare a soluzioni capaci anche di una radicale reinterpretazione delle condizioni iniziali.

Avete ottenuto importanti riconoscimenti per progetti come il Mercato storico di Piazza San Giovanni di Dio, a Roma e lo Sporting Complex di Verona. C’è qualche sfida che vi ha particolarmente messo alla prova durante il processo di realizzazione?

Viviamo in un’epoca veloce, ma l’architettura è un processo lento. Il concorso di progettazione è una pratica che amiamo sia per la radicalità dell’approccio nei termini di ricerca, la quale ci permette di sperimentare soluzioni innovative che possono essere poi trasportate all’interno della progettazione quotidiana, sia per lo spirito di collaborazione e di innovazione con le quali il team lavora a progetti di questo tipo, quasi sempre concentrati su tempi molto stretti e con conseguenti alte dosi di concitazione.

L’attuazione dell’intero programma e la realizzazione dell’edificio rappresenta però un momento molto delicato, nel quale può accadere che la complessità dell’iter o la sola parziale disponibilità di finanziamento per la costruzione costringa a revisioni o a ritardi nelle realizzazioni che divengono fonte di stress non tanto e non solo nelle richiesti di aggiornamento della progettazione, quanto nell’impossibilità di non vedere realizzato il progetto nell’esatta maniera nella quale era stato pensato. Far sì che tutto ciò non accada, ovvero ricercare nuove soluzioni che possano far coincidere le condizioni all’intorno con la possibilità di realizzazione, rappresenta certamente la parte più delicata del processo.

Mercato San Giovanni di Dio, Roma – Studio ABCPLUS (Credits: APP Visual)

Quali tendenze vedete emergere oggi nell’architettura e/o nel design urbano?

La vera sfida di oggi nel design urbano e nell’architettura è, a nostro avviso, quella di saper riportare all’interno degli edifici e quindi della città, la giusta dose di ibridazione che caratterizza gli insediamenti urbani più attrattivi e cosmopoliti del mondo. Le tendenze estetiche sono sempre passeggere, ma la progettazione della città e del paesaggio sono invece temi che vanno affrontati con una visione di lungo periodo. La giusta miscela di abitanti deriva da quartieri pensati in un mix di attività, piccole fabbriche, studi, servizi, negozi e residenze, capaci di rendere lo spazio inclusivo; anche gli edifici, nella loro funziona pubblica, dovrebbero guardare ad una commistione di ingredienti capaci di mantenere attivo il tessuto sociale.

Quali sono gli obiettivi futuri per ABCPLUS? Avete in programma di ampliare la vostra presenza in nuovi mercati o settori?

Abbiamo avuto modo di lavorare sia su mercati esteri che con investitori stranieri sul territorio italiano. Attualmente stiamo realizzando un importante complesso ricettivo e residenziale in Indonesia. I mercati che intendiamo esplorare nel 2025, partendo dalla possibilità di raccontare la nostra visione attraverso alcune conferenze sul posto, sono gli Emirati Arabi e gli Stati Uniti, dove puntiamo ad esportare il nostro know how in termini di progettazione urbana, residenza ed hospitality, con l’obiettivo di aprire presto una nuova start up di studio.

Per maggiori informazioni: Studio ABCPLUS

Top articolo: Studio ABCPLUS – Foto di Pensiero Visibile

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